Tempo d’esami

Certificazioni di inglese Cambridge B1/B2

Il nostro liceo oltre ad essere da tempo ente preparatore riconosciuto, è anche sede di esami di certificazione inglese Cambridge, grazie alla collaborazione con l’Anglo American Academy di Cagliari, centro autorizzato per gli esami Cambridge English.
Il 16 Giugno un gruppo di nostri studenti, provenienti da diverse classi del Liceo Linguistico, ma anche del Liceo delle Scienze Umane e del Liceo Musicale, ha sostenuto l’esame di certificazione di inglese Preliminary livello B1, ed un altro gruppo sosterrà il First Certificate livello B2 a fine mese.
Questo rappresenta un importante feedback sul lavoro svolto nella lingua inglese, e una conferma del rapporto di fiducia e di intesa con L’Anglo American Academy, con il quale, da svariati anni, si lavora per fornire agli alunni un passaporto linguistico spendibile per il futuro

Oui, on parle français!

Oristano 12 Novembre 2018

Oui, on parle français et on est vraiment nombreux! Au début les étudiants
timides, vigilants, ils s’observent, se saluent, tandis que les professeurs se saluent
affectueusement. Pour la première fois, nous avons compris que nous sommes nombreux! Toutes les classes Esabac de Sardaigne se sont réunies à Oristano, une expérience unique! La conférence a été organisée à deux reprises, le matin à l’auditorium de l’Istituto Sergio Atzeni d’Oristano et l’après-midi à l’Istituto Benedetto Croce. Le matin deux représentants de l’Alliance française ont expliqué aux étudiants le fonctionnement de l’Université en France et, en particulier, toutes les opportunités d’emploi offertes par le double diplôme.
Toute la matinée a donc été marquée par la clarification des doutes quant à l’utilité du baccalauréat français, très important dans la perspective des études à l’étranger, en particulier en France. En effet, les étudiants ont la possibilité d’étudier dans toutes les universités françaises.
La réunion, qui a duré environ quatre heures, a eu un rôle assez important pour les lycéens, qui ont eu l’occasion de poser des questions à des personnalités hautement qualifiées. Ils ont donc également obtenu des réponses claires et complètes.
Pendant la deuxième partie, au Lycée Benedetto Croce, les lycéens ont été divisés en différentes classes, dans lesquelles ils ont comparé et discuté des particularités du cours Esabac.
Chaque école a eu une approche différente également déterminée par les différentes adresses d’étude, par exemple les lycéens d’Oristano ont dû passer un test pour vérifier leur préparation et leur propension à étudier en français ; d’autres ont affirmé avoir abordé plus de sujets dans le programme d’histoire.
Les lycéens ont également proposé des solutions possibles en fonction des problèmes qu’ils ont identifiés au fil des ans.
La réunion était intéressante, nous avons découvert beaucoup de jeunes venant de différentes écoles et ayant des expériences différentes. Se confronter, se voir, échanger des idées, faire des critiques, des propositions est toujours constructif. La journée est finie et les lycéens se sont salués en attendant une autre réunion, à la prochaine.

Franca Mugittu

Arrivederci a Sartrouville

Il 10 ottobre si è conclusa la prima fase di scambio tra 22 alunni del Liceo Linguistico e 22 ragazzi del Liceo di Sartrouville.
Appuntamento a marzo, quando i nostri ragazzi si recheranno in Francia per concludere l’esperienza e approfondire il rapporto di amicizia e di arricchimento reciproco.

Carla Seu

Corsi per certificazioni PET/FIRST CERTIFICATE 2018

Anche quest’anno nel nostro istituto si sono svolti, con successo, i corsi di preparazione per sostenere gli esami al fine di conseguire le certificazioni PET e FIRST CERTIFICATE.
Ventotto degli studenti che hanno frequentato i corsi hanno sostenuto con successo l’esame PET o FIRST, la maggior parte con ottimi risultati.

Per la certificazione PET

  • Cinque ragazzi hanno superato l’esame con distinction
  • Sei ragazzi con merit
  • Quattro ragazzi con pass

Per la certificazione FIRST

  • Quattro ragazzi hanno ottenuto un pass ‘A’
  • Sei ragazzi un pass ‘B’
  • Tre ragazzi un pass ‘C’

Sette giorni in Polonia

Dopo sette giorni intensi trascorsi presso la cittadina polacca di Przeworsk (voivodato della Precarpazia), il 18 aprile quindici ragazzi del nostro istituto, accompagnati dalle docenti Carla Seu e Margaret Platt, hanno fatto ritorno in Sardegna. Nelle loro valigie non solo souvenir ma un ricchissimo bagaglio di nuove conoscenze ed emozioni che solo uno scambio culturale è in grado di donare. Se i viaggi di istruzione possono considerarsi piacevolissime avventure, gli scambi di questo tipo sono esperienze che esplorano a 360 gradi la vita di un Paese con un risultante impatto emotivo molto forte. A questo contribuisce in primo luogo l’ospitalità donata dalle famiglie di ciascun “partner straniero” che hanno accolto i ragazzi nelle proprie case impegnandosi ad occuparsene e allo stesso tempo offrendo loro un’immersione nell’autentica vita quotidiana polacca. Ragazzi e genitori hanno svolto questo compito con tanto sentimento e fino a instaurare un rapporto tale che al momento dei saluti non sono mancate le lacrime né gli inviti a tornare presto.
Ogni giornata è stata accuratamente organizzata e ricca di luoghi da visitare e attività da svolgere. Oltre alla classica gita nella meravigliosa Cracovia e alla visita alle miniere di sale di Bochnia, tante altre sono state le mete molto meno celebri ma che si sono rivelate di sorprendente bellezza: Lancut, Markowa, Rzeszòw. Questo ha rappresentato un’ulteriore opportunità: ha aperto le porte di una zona della Polonia che ai comuni turisti è il più delle volte preclusa.
Al tour dell’ultima città citata si è inoltre affiancato un interessantissimo workshop avente come tema le differenze e i punti di incontro fra culture diverse. I molteplici momenti di confronto e dialogo, punti cruciali di un’esperienza come questa, sono culminati nella festa finale presso la scuola superiore di Przeworsk, la quale ha riservato ai suoi ospiti una calorosa accoglienza. In questa occasione i ragazzi italiani e polacchi, le famiglie e tutte le docenti (la cui pazienza e disponibilità va lodata) hanno avuto modo di dar voce ai sentimenti positivi scaturiti da quest’esperienza.
E mentre c’è chi ripensa sognante e nostalgico ai bei giorni all’est e chi è già alla ricerca del prossimo biglietto aereo per Cracovia, si conclude questo progetto con l’eco di un gigantesco Grazie a tutti coloro che ci hanno creduto e l’hanno reso possibile.

Giada Scanu, 26.04.2018

Arrivederci ad aprile in Polonia

È terminata la prima fase del progetto di scambio culturale tra un gruppo di studenti della città di Przeworsk, Polonia, e un gruppo di nostri studenti del Liceo linguistico provenienti da diverse classi.
In questa prima fase, durata una settimana, i nostri ragazzi hanno ospitato i ragazzi stranieri nelle loro case; insieme hanno seguito le lezioni e partecipato alle escursioni programmate, alla scoperta delle nostre meraviglie archeologiche e naturalistiche.
È stata una settimana di full immersion con la lingua inglese – lingua utilizzata per la comunicazione – e ricca di contrasti, confronti e condivisioni. I nostri studenti hanno svolto egregiamente il ruolo di padroni di casa, fungendo anche da guide turistiche.
Appuntamento ad Aprile, quando i nostri studenti si recheranno in Polonia.

Carla Seu, 27.02.2018

La Sartiglia in tedesco

Poco dopo la fine della Sartiglia la nostra professoressa di conversazione di lingua tedesca ci ha portato un fumetto sulla corsa carnevalesca.
Il compito era di tradurre il fumetto dal sardo al tedesco. All’inizio eravamo un po’ tutti spaesati perché non è facile tradurre termini della tradizione sarda in tedesco, ma, dopo poco, divisi per gruppi ci siamo messi sotto e in poche lezioni abbiamo tradotto il testo.
È stata senza dubbio una delle parti dell’anno in cui tutti siamo stati veramente dentro l’argomento, discutendo tra di noi e gli insegnanti.
Una bellissima esperienza didattica che speriamo venga presto riproposta!

Gli alunni della 4ª CL
Testo originale e disegni di Bettina Brovelli

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Sei mesi in Australia

Poche settimane prima della mia partenza mi sono sentita dire: “Ma cos’è questa moda di andarsene all’estero? Cosa pensi di trovare lì? Cosa ci sarà di tanto speciale nello stare sei mesi lontano dall’Italia? E dillo che lo fai solo per saltare il secondo quadrimestre!”
In quel momento, sinceramente, non sapevo cosa rispondere; in effetti non sapevo ancora cosa mi avrebbe riservato quell’esperienza, per quanto ne sapevo avrei potuto benissimo trovare qui quello che stavo andando a cercare lì (che poi, a dirla tutta, non sapevo neanche cosa stessi andando a cercare realmente). L’unica cosa che sapevo per certo era che avevo una voglia matta di salire su quell’aereo (nonostante le quasi 24 ore di volo e i necessari stop nei vari aeroporti da affrontare completamente da sola mi spaventassero abbastanza) e godere, a poco a poco, di tutto quello che sarebbe arrivato dopo. Mi sembrava, però, una cosa troppo stupida da dire e mi sono limitata a unirmi alle risate e a far credere a tutti che lo facessi solo per perdermi le pesantissime interrogazioni e l’impossibile mitragliata di compiti in classe di gennaio e maggio.
Cosa dirvi della mia esperienza?
Potrei parlarvi del terrore che ho provato il primo giorno di scuola, quando i vari blocks mi sembravano messi lì apposta per formare un labirinto impossibile da attraversare, quando tutti quei ragazzi vestiti uguali non facevano altro che aumentare la sensazione di smarrimento che già provavo in abbondanza, quando ho preso posto per la prima volta in quelle classi così diverse dalle nostre dove praticamente non esistono libri e i professori non fanno altro che presentare una serie infinita di diapositive da Power Point, accompagnata da spiegazioni delle quali, soprattutto le prime settimane, riesci a capire meno della metà.
Potrei parlarvi dei sorrisi degli sconosciuti che, a forza di sorridere, diventano parte della tua vita e lo rimangono, nonostante abitino dall’altra parte del mondo.
Potrei parlarvi della faccia da completa idiota che non riesci proprio ad abbandonare ogni volta che vedi un’iguana passa a due centimetri dal tuo piede, o un canguro che se la svigna lontano dalle macchine che lo sorprendono mentre passano in certe strade poco trafficate, o una pinna in mezzo al mare che scopri appartenere a un delfino, o qualunque altra cosa che è normale per la gente che ti sta intorno ma incredibile e meravigliosa per te.
Preferisco però parlarvi delle sensazioni che si sono alternate dentro di me come, penso, dentro tutte le persone che hanno fatto questo tipo di esperienza. All’inizio c’è stupore, stupore per tutto, e quella faccia da completa idiota che dicevo prima che non ti abbandona neanche quando dormi; poi c’è paura, paura di non essere all’altezza, di non riuscire a sfruttare al massimo quell’esperienza; alla paura subentra poi la voglia, voglia di fare, andare, conoscere, esplorare, provare, assaggiare, voglia di riempirti gli occhi di tutto ciò che c’è da vedere, di riempirti la testa di tutto quello che c’è da conoscere.
Questa voglia penso che sia l’unica cosa che valga la pena seguire, l’unica cosa che spinge a godere di quest’esperienza fino in fondo e che, sono sicura, molti di voi sentono come propria. Se avete quella voglia fate di tutto per assecondarla: se i vostri genitori non sono d’accordo, convinceteli; informatevi sui diversi programmi che offrono le varie agenzie, sulle agevolazioni che danno alle famiglie con basso reddito; se avete paura di stare un anno o sei mesi lontani dalle vostre famiglie, dai vostri amici, dalle vostre sicurezze sappiate che non si tratta di un addio. Una delle cose più belle, quando si torna, è riabbracciare le persone che sai che ti stavano aspettando e che sono diventate ancora più care con la lontananza.
Viaggiare è una delle cose più belle del mondo, ma ancora di più lo è sentirsi a casa in un posto che è a migliaia di chilometri dal posto che prima consideravi la tua unica casa e sentirsi bene con persone che fino a pochi mesi prima consideravi sconosciuti. Insomma, passare un periodo di tempo all’estero è una delle esperienze migliori che si possano fare a quest’età. Certo, non è privo di difficoltà, ma vi posso assicurare che tutti i momenti brutti passati prima, durante o dopo il viaggio sommati vi serviranno a crescere e a rendere ancora più bella la vostra esperienza.

Chiara Porcu, V A Linguistico 2012-2013

Quando: dal 15 gennaio al 30 giugno 2012
Dove: Gold Coast, Queensland, Australia
Scuola: Palm Beach Currumbin State High School
Associazione: STS

Venticinque giorni in Germania

Il governo tedesco invita 43 studenti italiani a partecipare ad un soggiorno in Germania, nel periodo che va dal 28 giugno al 23 luglio 2011.
E io facevo parte di quei quarantatré studenti italiani. La repubblica federale tedesca offre ogni anno una borsa di studio che permette a due studenti per regione, escluso il Trentino per cui sono cinque, di andare in Germania, più precisamente circa tre settimane presso una famiglia bavarese e una settimana a Berlino.
Ma vorrei parlarvi della mia esperienza nel dettaglio.

A Febbraio ho saputo di questa borsa di studio e fin da subito ho espresso il desiderio di voler provare a vincere la borsa di studio, mediante un colloquio che si sarebbe tenuto all’Ufficio Scolastico Regionale, a Cagliari.
La mattina del 15 marzo 2011 ho saputo che il colloquio si sarebbe tenuto il giorno dopo e la cosa mi ha scossa parecchio visto che vedevo il giorno ancora lontano, ed è stata una “bella” sorpresa sapere che si sarebbe tenuto l’indomani.
Tuttavia, il 16 marzo 2011, mi sono recata assieme alle mie compagne e la Prof.ssa Uda a Cagliari. I partecipanti al colloquio erano tredici, non molti effettivamente, ma sicuramente molto preparati e pronti a tutto pur di vincere la borsa di studio. La competizione non si è prospettata facile fin dall’inizio, dal momento che c’erano studentesse che studiavano il tedesco da quattro anni.
Sono stata l’ultima ad affrontare il colloquio, quindi ho sentito l’ansia e la paura fino alla fine. L’esito non mi era sembrato molto positivo, visto che ero abbastanza tesa, e da alcuni appunti che mi erano stati fatti durante il colloquio mi ero ormai detta che non mi avrebbero mai presa.
Tuttavia, tra me e me, l’avevo già vista come una grande vittoria personale. Dopo due ore di attesa, però, ho avuto una vittoria ancora più grande: ero stata scelta. Non riuscivo a realizzare la cosa per un insieme di emozioni contrastanti, e ho avuto paura di non sentirmi all’altezza di questa esperienza.

A inizio Giugno, mi arrivò una mail dal mio fratello ospitante, Max, dove si presentava e dove mi dava alcune informazioni, e mi arrivò anche una mail da quella che sarebbe stata la mia compagna di casa, Silvia, una ragazza toscana. Infatti, noi siamo stati divisi per due ed assegnati ad una famiglia, a parte un gruppo di tre ragazze. La cosa mi aveva abbastanza rincuorato: almeno non sarei stata del tutto sola.

Il 28 giugno sono arrivata al Friedrich-König-Gymnasium (la mia scuola) solamente verso le 18.30, e lì abbiamo incontrato i rispettivi genitori ospitanti, che ci aspettavano entusiasti. Io e Silvia siamo andate subito ad Estenfeld (un piccolo paesino distante circa mezz’ora da Würzburg, la città dove avrei frequentato la scuola), assieme ad Angela, la mia madre ospitante. Ho avuto un grande imbarazzo iniziale e avevo una grande paura di sbagliare, per cui parlavo un po’ faticosamente. Ma è una cosa che si supera abbastanza facilmente.

Tuttavia, dal 28 giugno al 17 luglio sono stata presso la mia famiglia ospitante e ho frequentato la scuola. Avevamo un programma redatto dal Signor Zeiss, la nostra guida a Würzburg. Questo programma prevedeva lezioni di poesia, letteratura, lessico, musica, escursioni in alcune città bavaresi, ospitazione (cioè assistevamo alle lezioni dei/delle nostri/e fratelli/sorelle ospitanti). L’ultimo giorno di scuola, abbiamo dovuto presentare la nostra patria e abbiamo organizzato un vero e proprio spettacolo per le nostre famiglie ospitanti.

Con la famiglia, invece, sono spesso andata a fare passeggiate nei boschi, sono andata alle feste popolari, come per esempio il Johannistag, che viene festeggiato ai primi di luglio e durante il quale viene organizzato un grandissimo falò. Sono stata anche a Francoforte e ho conosciuto quasi tutti gli altri membri della famiglia. La famiglia ha sempre cercato di aiutarmi ed è sempre stata molto gentile con me, e mi tengo ancora in contatto con loro, con grande affetto.

Dal 18 luglio al 23 luglio, sotto la guida di Lara e Lisa, abbiamo trascorso la settimana a Berlino, un’autentica città d’arte, viva, giovanile. Siamo spesso stati a teatro, abbiamo visitato la città, il parlamento. Abbiamo visto i resti del muro, un bunker, un lager, quest’ultimo abbastanza impressionante. Abbiamo visitato due musei, uno a scelta (nel mio caso il Beggruen, dove ci sono alcune opere di Picasso, Matisse, Klee e infine Brassaï, un fotografo) e uno sugli ebrei, essenziale, ma forte.

Ho trascorso esattamente venticinque giorni in Germania. Sono andata autenticamente incontro alla cultura tedesca e alla società tedesca. Ho conosciuto tantissime persone e visto paesaggi meravigliosi. Ma soprattutto è un’esperienza che mi ha educato non sono dal punto di vista linguistico – ho perfezionato molto la lingua in poco tempo -, ma anche da un punto di vista personale: forse è banale da dire, ma finché non la si vive non si può capire quanto ti fa crescere dentro e quanto ti responsabilizzi, anche da un punto di vista relazionale. E’ difficilissimo da spiegare a parole.

Mi fa molto piacere che mi sia stata la possibilità di raccontare la mia esperienza, e a tutti consiglio vivamente di provare, di tentare, almeno, il colloquio. L’impegno e la dedizione vi porteranno sempre su una buona strada. E non abbiate paura dei tedeschi: sono delle persone dolcissime!

Un anno vinto

Ciao a tutti! Sono Alejandra Mejia, una ragazza del Guatemala che è venuta con AFS Intercultura per vivere e studiare per un anno in Italia. Abito ad Oristano e da Settembre frequento questa scuola, l’Istituto Magistrale Benedetto Croce.

Arrivare in un posto dove non conosci nessuno, non conosci la lingua, ma sai che devi restarci per tutto un anno è come ricevere uno schiaffo molto forte. Per fortuna io sono riuscita ad inserirmi abbastanza bene, soprattutto nell’ambito scolastico, che era l’aspetto che mi faceva più paura. Ho iniziato l’anno frequentando una classe delle Scienze Sociali, scelta fatta più che altro per le materie, ho poi cambiato classe e adesso frequento la classe IV B dell’indirizzo Lingustico, e ho potuto conoscere persone che sono sicura non dimenticherò.

I miei compagni sono pazienti e gentili, mi spiegano i termini che non conosco e mi regalano sempre un sorriso. Prima, quando non parlavo l’italiano molto bene, alcuni dei miei insegnanti mi davano compiti speciali e parlavano più piano perchè io potessi capire. Adesso ho imparato la vostra lingua quasi alla perfezione e in teoria sarei in grado di fare tutti i compiti e le interrogazioni.

E’ molto interessante paragonare il sistema scolastico guatemalteco con quello italiano, in tutti e le due scuole ci sono cose positive e negative. Voi imparate ad essere molto più indipendenti, a studiare direttamente dai libri e a parlare in pubblico quando date le interrogazioni. Avete la fortuna di avere tantissime opportunità, come i viaggi d’istruzione o i diversi progetti e concorsi a cui siete invitati a partecipare. In Guatemala il posto più lontano dove sono andata con la mia scuola è stato il museo di un supermercato, con la vostra scuola sono potuta partire in gita a Parigi. Queste gite sono occasioni molto belle per conoscere altri ragazzi e anche per unire maggiormente la propria classe. Nel mio paese il sistema scolastico statale non è per niente efficente, ci sono delle scuole pubbliche che non hanno neanche pavimento, i bambini si siedono letteralmente per terra. Per questo, è importante ricordare le cose positive che ha la vostra scuola, non dobbiamo pensare solo alle cose che non possiamo più fare per i tagli economici.

Come ho già scritto, fare un anno all’estero è molto difficile, ma è un’esperienza che ti fa diventare più forte. In questi otto mesi che ho trascorso in Sardegna ho pianto come una pazza, per la nostalgia ma anche per la gioia. Ho imparato a conoscermi meglio, ogni volta che ho dovuto cercare forza dentro di me per affrontare la nostalgia. Ho avuto l’opportunità di far conoscere la mia cultura e di impararne una nuova. Ho fatto delle amicizie che sono sicura dureranno molti anni. Sono riuscita ad essere me stessa anche trovandomi in un ambiente completamente diverso del mio.

In questi otto mesi mi hanno fatto stalking, mi hanno fatto scherzi, mi hanno fatto piangere e ridere. Adesso, che sono a solo un mese e mezzo del mio rientro in Guatemala posso dire che non tornerà la stessa persona che ha lasciato casa sua quel nove di Settembre dello scorso anno, ma una nuova, più forte, matura e autonoma. Adesso che devo tornare alla “normalità” mi rendo conto che la mia vita qui è diventata la mia normalità. Quando mi chiedono cose della mia famiglia io rispondo automaticamente “quale famiglia?” Trascorrere un anno con delle persone che ti aprono il cuore ti lega a loro, forse per tutta la vita.

Quando tornerò in Guatemala dovrò aspettare sei mesi per cominciare la scuola, visto che da noi comincia a Gennaio. Quest’anno, anche se scolasticamente non mi viene contato, non è un anno perso, è assolutamente un anno vinto.

Per ultimo vorrei ringraziare tutta la scuola, perché mi avete aperto le vostre porte e mi avete accolto con calore ed affetto.

Vi abbraccio tutti

Alejandra Mejia Saenz de Tejada

Intercultura: la più grande delle esperienze

Intercultura mi ha offerto la più grande delle mie esperienze.
L’anno scorso, infatti, vivevo in Venezuela, precisamente a Isla Margarita, una splendida isola al centro dei Caraibi. Quest’anno per me è stato fondamentale e soprattutto molto intenso, in senso positivo e negativo.
All’inizio non è stato facile adattarsi a una nuova cultura, a nuove abitudini, ma quando sono riuscita ad aprirmi alla mia nuova vita, ho capito che quella cultura che prima mi sembrava così strana, stava diventando per me familiare e vicina a quello che ero io. Spesso mi sono chiesta chi mi aveva messo in testa di andarmene dall’altra parte del mondo in una realtà sconosciuta ma, adesso, con più razionalità, sono convinta che aver scelto di partecipare ai programmi AFS è stata la scelta più giusta della mia vita.
Ho trascorso un anno d’estate in un’isola ai Caraibi tra palme e noci di cocco, ho conosciuto la foresta amazzonica e le Ande, ho vissuto tra persone sempre pronte a fare festa e a ballare, sono stata chiamata “amica” dopo essere stata appena presentata a qualcuno, ho frequentato una scuola cattolica e ho usato la divisa scolastica… Insomma, ogni giorno per me è stata una nuova avventura.
Ho imparato ad essere più indipendente e credo di aver iniziato ad accorgermi di alcune realtà che prima neppure consideravo o vedevo troppo distanti da me.
Sono stata molto felice, dunque, di aver potuto avere la possibilità di raccontare un po’ della mia esperienza ma anche di parlare dell’associazione Intercultura.
AFS, infatti, ha avuto un ruolo fondamentale nel mio anno all’estero ma anche nell’anno precedente alla partenza, durante il quale AFS ha realizzato un lavoro di preparazione psicologica e tecnica a tutti i ragazzi che avevano deciso di partire; inoltre anche ora che sono rientrata, l’associazione e i suoi volontari ci stanno seguendo e ci stanno aiutando al riadattamento al nostro paese di origine e alla cultura che ora personalmente sento più lontana di quella venezuelana.
Non posso non concludere invitando e consigliando vivamente e sinceramente di partecipare ai programmi che vengono offerti da Intercultura.
Intercultura non dura un anno: è per sempre.

Sarah Casu
V B linguistico