cronache e opinioni

Nina Kibuanda: la vita è poesia

Il 25 settembre 2015 gli alunni di alcune quinte hanno incontrato il poeta slam Nina Kibuanda. La professoressa Soddu e il professor Camedda ci propongono le loro considerazioni sull'incontro.

NINA et NOUS, NOUS et NINA

On a trop souvent tendance, chaque fois que nous devons présenter un écrivain ou un poète à nos élèves, à les insérer de façon automatique presque dans leur période historique et littéraire comme feraient des géologues qui classifient des roches sédimentaires qui se sont formées au cours de millions d’années.
Elles sont là, figées devant nos yeux et ne bougent plus, tandis que nos écrivains et nos poètes, eux, continuent à vivre grâce à leur pensée, à leurs idées que nous avons cueillies et qui ont enrichi les nôtres.
Leur vision du monde a contribué d’une façon ou d’une autre à améliorer notre monde actuel.
On dit que Nina Kibuanda est un poète, écrivain, un ‘ slameur ‘, un comédien, le ‘ fils noir de Léo Ferré ‘. Pour moi, Nina est plus que ça: il est ce chercheur assoiffé de mots qui ne se contente pas de les garder pour lui mais veut les partager avec nous en leur donnant une âme. Les mots prennent vie comme par enchantement car Nina a un don que peu de poètes possèdent: il sait parler aux autres, il sait communiquer de façon si naturelle et unissant le geste à la parole, il crée ce lien étroit entre lui et nous en abattant toutes les barrières réelles et imaginaires.
Pour Nina, aimer c’est avant tout faire participer, expérimenter, écouter, exprimer, connaître, échanger, aller au-delà de ses propres horizons. Chacun d’entre nous, à travers ses propres expériences personnelles, peut contribuer à améliorer le monde, notre monde avec la force des mots. Nina y croit et de surcroit, nous aussi.
S’il ressemble à ces troubadours qui étaient des faiseurs de mots, des jongleurs, des mimes, des comédiens et surtout des jouteurs, Nina lui, EST tout simplement.
Merci Nina!

Prof.ssa Lucia Soddu

Nina Kibuanda: la vita è poesia

È possibile fare della poesia con degli adolescenti di una scuola superiore? Sì, se la poesia è la vita stessa. Questo è il concetto cardine su cui ha ruotato l’incontro con il poeta africano, naturalizzato francese Nina Kubuanda, con alcune/i alunne/i del Liceo B. Croce di Oristano. Incontro fortemente voluto dalla prof. ssa Soddu e supportato dalla Dirigenza sempre aperta a nuove forme di dialogo educativo.
Il dialogo e la comunicazione sono stati gli altri cardini. Con grande stupore alunne/i hanno scoperto come la segregazione, il razzismo, l’indifferenza passi, e inconsapevolmente si nutra, del e nel linguaggio quotidiano, acritico e autoreferenziale da cui è possibile difendersi solo attraverso la consapevolezza. Ma questa da dove viene? Scaturisce da un lungo lavoro quotidiano, lavoro critico sullo stesso linguaggio, sui valori, sul proprio mondo interiore. Solo così la vita di ciascuno si arricchisce nella sua unicità e attraverso questo lavoro di personalizzazione creativa la vita è poesia.
Lavorare, lavorare, lavorare con la mente, con il cuore, con le parole, con gli altri, aprirsi, comunicare, avere fiducia in se stessi è l’unica via per “ouvrir l’esprit”, aprire la mente, e trascendere l’orizzonte del quotidiano. La poesia ne è un’altra via! Nella lettura di alcune poesie, alunne e alunni sono stati parte attiva (poeti essi stessi come suggerirebbe Benedetto Croce), contribuendo a creare un’intensa aura – atmosfera – partecipata grazie alla bravura del poeta-scrittore-attore Nina K. e delle note delle chitarra che accompagnavano la voce nella lettura. Alla fine Nina Kibuanda ha recitato, con estrema bravura, una poesia da cui, al di là delle difficoltà linguistiche dal momento che usava il francese, facilmente s’intuiva che la poesia è vita e la vita è poesia.
Come concludere? La conclusione è sospesa, la si lascia alle riflessioni di ciascuno. Una cosa è certa: la poesia di Nina K. parla un linguaggio UNIVERSALE, abbatte le differenze, rende vive le parole, mette in chiaro il ruolo dei ragazzi nel cogliere e coltivare quanto ereditano dell’Umanità.

Prof. Serse Camedda

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